domenica 12 marzo 2017


LE 10 FUNZIONI MENTALI CHE SI ATTIVANO QUANDO LA MENTE È LIBERA DI VAGARE
Cosa accade al cervello quando la mente è libera di vagare? Lo studio del cervello a riposo ha consentito agli scienziati di identificare un sistema neurale, il Default System (o Default Mode Network), che ha la particolare caratteristica di essere normalmente attivato quando il cervello è a riposo, e di essere invece de-attivato quando la mente è focalizzata su un compito. Lo studio di questo sistema cerebrale ha portato all’individuazione delle sue funzioni, mostrando agli psicologi come molti processi mentali siano accomunati da un substrato neurale comune.


1) Rivolgimento dell’attenzione verso l’interno. Il Default system si attiva quando le persone rivolgono l’attenzione verso l’interno (verso sé stessi), mentre si de-attiva quando l’attenzione viene rivolta verso stimoli esterni.
 


2) Memorie Autobiografiche. Il Default system si attiva quando le persone richiamano ricordi autobiografici, mentre di deattiva quando la loro attenzione è rivolta verso il qui-ed-ora.

3) Immaginazione di sé nel futuro. Come per le memorie, il Default system si attiva quando le persone pianificano azioni future, mentre di deattiva quando la loro attenzione è rivolta verso il qui-ed-ora.
 

4) Empatia, il Default System si quando le persone di osservano dentro per potersi mettere nei panni degli altri.
5) Senso di sé e Identità. La possibilità di proiettarsi nel tempo rappresenta la base fondamentale per la costituzione di un senso del sé individuale.
6)Processi semantici. Il Default System attiva quando la mente attribuisce significati (basati su esperienze passate), mentre si de-attiva quando la mente percepisce aspetti della realtà senza essere influenzato da esperienze passate.
7) Attenzione fluttuante. Il Default System è stato associato a una forma di attenzione “fluttuante” che, a differenza dell’attenzione volontaria in cui l’individuo si rivolge volontariamente verso un focus specifico nell’ambiente esterno, implica una maggiore apertura agli stimoli ambientali e uno spostamento spontaneo del focus dell’attenzione, una forma di monitoraggio passivo, in cui l’attenzione non focalizzata ha la funzione di cogliere eventuali variazioni significative dell’ambiente esterno, dello stato corporeo e dello stato emozionale, lavorando nel retroscena, come un radar o una sentinella.
8) Pensiero primario. Il Default System si attiva quando mettiamo in atto funzioni riconducibili al processo primario descritto dalla psicoanalisi, ovvero quando c’è un fluire libero delle energie psichiche, mentre il rivolgimento dell’attenzione verso un determinato obiettivo potrebbe essere associato ad un processo secondario che incanala le energie psichiche per ottimizzarle in vista del raggiungimento di determinati obiettivi comportamentali.
9) Ruminazione Depressiva. Nelle persone che soffrono di depressione il Default System è attivato in maniera eccessiva e questa iper-attivazione si accompagna ad una presenza di pensieri negativi ricorrenti sui quali la persona si trova a rimuginare.
10) Allucinazioni. Un’altra forma di alterazione eccessiva del Default System si osserva nelle allucinazioni, quando addirittura i contenuti mentali interni, vengono scambiati per stimoli provenienti dall’esterno.
FONTI SCIENTIFICHE:
Binder, J. R., Desai, R. H., Graves, W. W.,& Conant, L. L. (2009). Where is the semantic system? A critical review and meta-analysis of 120 functional neuroimaging studies. Cerebral Cortex, 19, 2767-2796.
Buckner, R. L., & Carroll, D. C. (2007). Self-projection and the brain. Trends in Cognitive Sciences, 11(2), 49-57.
Carhart-Harris, R. L., & Friston, K. J. (2010). The default-mode, ego-functions and free-energy: A neurobiological account of freudian ideas. Brain : A Journal of Neurology, 133(Pt 4), 1265-1283.
Corbetta, M., Patel, G., & Shulman, G. L. (2008). The reorienting system of the human brain: From environment to theory of mind. Neuron, 58(3), 306-324.
Grimm, S., Ernst, J., Boesiger, P., Schuepbach, D., Boeker, H., & Northoff, G. (2011). Reduced negative BOLD responses in the default-mode network and increased self-focus in depression. The World Journal of Biological Psychiatry : The Official Journal of the World Federation of Societies of Biological Psychiatry.
Raichle, M. E., & Snyder, A. Z. (2007). A default mode of brain function: A brief history of an evolving idea. NeuroImage, 37(4), 1083-90; discussion 1097-9.
Spreng, R. N., Mar, R. A., & Kim, A. S. (2009). The common neural basis of autobiographical memory, prospection, navigation, theory of mind, and the default mode: A quantitative meta-analysis. Journal of Cognitive Neuroscience, 21(3), 489-510.
Whitfield-Gabrieli, S., Thermenos, H. W., Milanovic, S., Tsuang, M. T., Faraone, S. V., McCarley, R. W., et al. (2009). Hyperactivity and hyperconnectivity of the default network in schizophrenia and in first-degree relatives of persons with schizophrenia. Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America, 106(4), 1279-1284.

lunedì 6 marzo 2017

SUL LASCIARE ANDARE...

Se una persona potesse controllare i propri contenuti mentali e decidere di modificarli a proprio piacimento forse la vita sarebbe più facile. Anche gli psicologi per un certo tempo hanno puntato allo studio del controllo cognitivo delle emozioni come chiave per il benessere. Ma controllare le emozioni è veramente possibile e soprattutto utile?

Se, come hanno fatto prima di me Wenzlaff & Wegner (2000), vi chiedo di "non pensare all'orso bianco"...certamente avete pensato proprio ad un orso bianco. Questo effetto ironico del tentativo di reprimere contenuti mentali è attribuibile alla presenza di due processi che agiscono in parallelo: da una parte, un processo volontario che promuove la soppressione del contenuto indesiderato; dall’altra, un processo di monitoraggio che agisce automaticamente, con lo scopo di identificare i fallimenti del primo processo. A causa del processo di monitoraggio, il contenuto mentale da sopprimere e i modelli ad esso associati rimangono in un certo modo attivi, promuovendo il rafforzamento dei legami associativi. Ciò rende la loro repressione da parte del processo volontario inefficace nel lungo termine.

Esempi degli effetti paradossali del controllo cognitivo sono evidenti in numerose forme di sofferenza psicologica: la ruminazione di pensieri negativi indesiderati è un sintomo comune nella depressione, l’intrusione di ricordi traumatici è un sintomo del disturbo post-traumatico da stress, e gli effetti paradossali sono componenti centrali nei pensieri intrusivi che affiggono i pazienti affetti da disturbo ossessivo-compulsivo (“avrò spento la luce prima di uscire da casa?”).


Qual è l’alternativa? Il consiglio che emerge dalle ricerche più recenti è quello di lasciare andare. Lo studio degli effetti benefici della pratica di svariate forme di meditazione, come la mindfulness, mettono in luce come l’accettazione, l'atteggiamento non giudicante, l’osservazione (senza azione) dei contenuti mentali, siamo modalità di approccio al mondo che favoriscono il benessere. Stando alle evidenze scientifiche, gli effetti del lasciare andare sembrano essere superiori rispetto a quelli di qualsiasi strategia finalizzate a ridurre, modificare, controllare le risposte emozionali che si generano dentro di noi in risposta agli eventi della nei quali ci imbattiamo nella nostra vita quotidiana.
Avete già in mente cosa potreste lasciare andare? Vi sentite già più leggeri? 😏

FONTI SCIENTIFICHE:
Wenzlaff, R. M., & Wegner, D. M. (2000). Thought suppression. Annual Review of Psychology, 51, 59-91. doi:10.1146/annurev.psych.51.1.59

Liverant, G. I., Brown, T. A., Barlow, D. H., & Roemer, L. (2008). Emotion regulation in unipolar depression: The effects of acceptance and suppression of subjective emotional experience on the intensity and duration of sadness and negative affect. Behaviour research and therapy, 46(11), 1201-1209.
Campbell-Sills, L., Barlow, D. H., Brown, T. A., & Hofmann, S. G. (2006). Effects of suppression and acceptance on emotional responses of individuals with anxiety and mood disorders. Behaviour research and therapy, 44(9), 1251-1263.